giovedì 9 ottobre 2008

viddaneddha nell'aspromonte greco

Certamente sappiamo che la festa e la danza tradizionale erano due elementi indissolubili nel mondo popolare almeno sino alla seconda guerra mondiale. In tutto l’Aspromonte greco comprendendo anche l’area di Cardeto,S.Salvatore Mosorrfa,Cataforio, la vallata del S.Agata, (ellenofona sino al primo novecento) ballare era una condizione decisiva addirittura per potersi sposare. Si facevano chilometri a piedi per ballare e nei giorni di festa comandata e la comune vita del paese era sospesa per consentire suono e ballo ininterrotto. Nella società tradizionale le occasioni di ballo, sia domestico (feste in casa più o meno occasionali) che pubblico (festa del santo, matrimoni, battesimi, carnevale, etc.) erano gli unici momenti in cui i giovani potevano, per lo meno, guardarsi seppure sotto il controllo ferreo del capo famiglia e magari aspirare a fare un breve giro di danza assieme. La stessa danza avrebbe portato con sé l’occasione di leggere, attraverso tutto il codice simbolico coreutico del corteggiamento, la possibilità di un assenso sentimentale negli occhi o nelle mani di un ragazzo o di una ragazza. Varie testimonianze raccolte nelle aree citate confermano che un bravo ballerino trovava più facilmente moglie. Danzare era un’occasione per mettere in mostra destrezza, abilità e fierezza negli uomini, garbo, portamento e femminilità per le donne. "Mettersi in mostra" con un bel giro di tarantella, in sostanza, avrebbe facilitato ed accelerato il fidanzamento. Un bravo ballerino in famiglia era cosa molto gradita. Tutto ciò ancora sino agli anni ‘60/’70 del ‘900.

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